PREMESSA

Negli ultimi anni mi sono detto che se mai avessi creato una nuova società avrei evitato di chiamarla con un nome di tre lettere, perché me ne sono stancato. Ho incontrato le sigle di tre lettere troppe volte, tutto qui. Tra il 1997 e il 1998 avevo lavorato in Francia per la NHB, che stava per New Holland Braud. La controllante dell’azienda, la New Holland, di lì a poco sarebbe diventata CNH, che sta per Case New Holland. Nel 2002 avevo fondato BDS, che stava per Business Development Services, anche se il padre del mio socio di maggioranza aveva subito trovato l’alternativa: Banda Di Stronzi. Dal 2008 al 2014 avevo lavorato per SHT, che sta per Software House Torino, nome oltremodo lungimirante per un’azienda di informatica fondata nel 1980, specialmente in relazione al posizionamento organico su Google. Sempre nel 2014 mi ero spostato a STC, che alla fondazione stava per Studio Tecnico Colonna, anche se al presidente di STC, Giuseppe Colonna in persona, quel significato non sta più bene da lungo tempo. In STC lavoravamo, tra gli altri, per FPT, che sta per Fiat Powertrain, e per CNH, la stessa di prima.

Per soprammisura, anche la mia vita sportiva è stata caratterizzata da sigle di tre lettere, sin dal 1991, quando con alcuni amici ero stato firmatario dell’atto costitutivo della PVL, altrimenti nota come Pallavolo Valli di Lanzo; dal 2008 collaboro con la Federazione Europea Pallavolo, che va sotto l’acronimo di CEV, Confédération Européenne du Volleyball.

Quando, nel gennaio 2023, ho messo su un’azienda, sapevo ciò che non avrei fatto, ossia evitare nomi di tre lettere, ma non certo quale nome scegliere.

Le parole “belle” sono tutte prese. Esistono troppe aziende che si richiamano ai grandi scienziati e tecnologi (primi tra tutti Leonardo, a Galileo), ai termini musicali (adorati dai produttori di software, che mandano sul mercato “Accordo”, “Duetto” e “Sinfonia”), ai personaggi mitologici (Prometeo è gettonatissimo, ma vogliamo parlare di Zeus o Apollo?). Così ebbi l’idea di inserire un numero nel nome dell’azienda. Unito a una parola, avrebbe formato un insieme perfetto. Tornando alla musica: Maroon 5, Heaven 17, e addirittura Nine Inch Nails; quanti gruppi di successo hanno nomi con questa struttura…

Nella sua forma iniziale, l’azienda prevedeva tre soci, me compreso, aventi formazione, capacità ed esperienze lavorative piuttosto dissimili, al punto che potevano essere visti come fattori primi (o almeno, primi tra di loro). Per evitare di incorrere nella solitudine dei numeri primi, li avrei moltiplicati per amalgamarli tra di loro. Ipotizzai 2, 5 e 7, perché il loro prodotto è 70, e tutti e tre i potenziali soci sono nati negli anni ‘70 (uno nel 1971 e gli altri due, tra cui il sottoscritto, nel 1972). Poi l’idea è stata accantonata per motivi burocratici, e sono rimasto da solo. Il numero corretto diventava il 72.

Il 72 è un numero con moltissime caratteristiche interessanti, e basta dare un’occhiata alla voce relativa su Wikipedia per rendersene conto: è un numero idoneo, oblungo, semiperfetto, pari, pratico, malvagio (giuro), oblungo, potente ed è pure un numero di Ulam. Peccato che il 70 abbia caratteristiche altrettanto interessanti, se non di più, e così qualsiasi altro numero naturale. Ma il 72 era il mio numero.

Rimaneva da scegliere una parola. Qui riassumo in modo più che conciso il risultato, ma ci sono stato su qualche mese. Volevo fosse una cosa maturata, lasciata decantare, e poi messa alla prova di qualcuno che mi desse un giudizio spassionato. In definitiva, “idea” era troppo sentito, “modulo” sapeva di Bauhaus e “segno” andava bene per una penna stilografica; dopo un po’ arrivai a “circa”, che esprime idea di vicinanza, poiché in latino circa significa “da tutti i lati”, “intorno”, e dà l’idea di guardarsi in giro per bene; in italiano dà invece quell’idea di approssimazione che mi piace trasmettere associata alla precisione di un numero. Sul filone de “il perfetto è nemico del bene”.

“Circa”, per di più, si mostra aperto alla sua conversione in acronimo. Così ho deciso: la “c” iniziale sta per “consulenza”, senza dubbio; la “i” è l’iniziale di innovazione, e la “r” richiama la ricerca; la seconda “c”, pretenziosamente, sta per “cultura”, mentre la “a” finale sta per “analisi” (peccato per l’inglese “assessment”, che in italiano cambia iniziale). Ho presentato il nome a conoscenti stretti, chiedendo di essere sinceri nel loro giudizio. Ovviamente il fatto che piacesse a me li ha condizionati, anche se posso sperare di aver avuto riscontri autentici.

PILLOLA DI ESPERIENZA

Quando dovete scegliere il nome della vostra nuova azienda, avete molte possibili strade.

Me ne vengono in mente alcune:

  • Se siete un’azienda di produzione, potete andare sul tranquillo, aggiungendo alla parola chiave dell’attività un cognome o una parola evocatrice: “Torneria Bianchi&Rossi srl”, “Lumacheria Nostrana sas”, o “Fiammiferi Lux SpA”; nulla di così elaborato, ma rende l’idea, magari con un po’ di sale in più;
  • Scegliete un nome che rispecchi un ideale che volete portare avanti, ma se “Synchronicity srl” è bellissimo, ha qualche difetto: è troppo lungo, ha una grafia che mette alla prova più di qualcuno, e non usa una parola molto nota; vi immaginate al telefono mentre tentate di dire al centralino il nome della vostra azienda? Poi, come detto, molti nomi sono già presi, e si va a rischio di contenziosi. Per questa via consiglio un’enciclopedia dei simboli, o qualcosa del genere, perché potreste fare l’accoppiata vincente nome/logo;
  • Se proprio volete usare un acronimo di tre lettere, ossia proprio non ce la fate a pensare a qualcosa di diverso, almeno state attenti alle lettere che al telefono possono essere confuse, come la “B”, la “P” e la “V”; la “F” e la “S”, la “D” e la “T”, la “C” e la “G”, la “M” e la “N”, o la “L” e la “R”. Non rimane molto, d’accordo, ma è un ginepraio nel quale vi siete voluti cacciare voi, e poi vi rifarete con il logo;
  • Fate come me, pensate a qualcosa che vi assicuri l’unicità del nome, senza penare sulla comprensibilità. L’unione di due termini, magari assonanti, è una scorciatoia percorribile (pensate a TikTok).

Tutte sono buone, ma occorre badare a due aspetti qualsiasi strada si percorra:

  • la decisione finale deve spettare a una sola persona, che siate voi o qualcun altro. In fondo, è una faccenda di gusti, e la somma di più gusti non ne fa uno nuovo che li include tutti;
  • dovete far decantare un po’ l’idea. Quanto? Non lo so, ma dovete dormirci su parecchie notti, fino a quando avete perso l’impulso iniziale alla decisione. Ve lo sarete quasi dimenticato, ed ecco che il nome vi tornerà alla mente, o lo vedrete scritto. Lì potrete capire se funziona davvero.

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